Ce le fanno studiare da piccoli a scuola. A decine. A memoria. Arriviamo a odiarle. Perché le poesie sono delle brutte rogne: studiale a memoria, fai la parafrasi, tira fuori da qualche parte anche un tuo parere. Non ci è stato detto, però, che la poesia può diventare un’esperienza nostra, che il poeta non intendeva complicare la vita a nessuno, sperava, semmai, di superare il muro delle nostre solitudini.
Il laboratorio
Due giorni di lavoro come un vero team creativo. Individualemnte e divisi in squadre, avanzando ipotesi e confrontandoci fra noi. Svolgendo un lavoro di ricerca su luoghi, tempi e personaggi, entreremo nelle profondità evocative del testo per riemergere da esso con l’ipotesi di una possibile sceneggiatura.
Finalità – Un percorso come questo intende offrire ai partecipanti quello che di solito non abbiamo l’occasione di fare: permettere alle parole importanti, come quelle della poesia, di abitare dentro di noi. Abbiamo smarrito l’empatia, la capacità di riconoscerci nelle parole degli altri, di leggere nelle differenze una possibilità, di stare con il dolore altrui e di sentire quanto questo ci renda più comunità e quindi anche singolarmente più forti.
Questo workshop offre anche un modello di dialogo e di confronto; un modo per conferire a chi ama la poesia o a chi ne fa uso didattico, terapeutico, esperienziale, qualche strumento concreto per sviluppare un discorso a partire dai versi di un poeta. Ma è anche un modo per offrire a chi ama scrivere una serie di riferimenti tecnici concreti per costruire le storie e per assistere meglio a quelle che vede al cinema, che ascolta o che legge.
Giovanni Covini – Filmaker e Life Coach. Autore di numerosi cortometraggi e documentari premiati in diversi festival nazionali ed europei. Nel 2006 ha vinto il David di Donatello e il Nastro d’Argento per il miglior cortometraggio ed è stato finalista al Premio Solinas per la miglior sceneggiatura di lungometraggio. È docente di Linguaggio Cinematografico a Milano, presso l’Istituto Europeo di Design e la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi.