Due giovani ambientaliste imbrattano con zuppa di pomodoro in barattolo “I girasoli” di Van Gogh esposti alla National Gallery di Londra urlando “Cosa vale di più, l’arte o la vita?”
Nasce repentina una domanda: che relazione esiste tra la richiesta di stop al petrolio e “I girasoli” di Van Gogh?
Aveva già anticipato la risposta Pasolini nel 1971 parlando di una generazione sventurata, votata ai buoni sentimenti, eppure non più in grado di riandare a ciò che, non avendo avuto, non avrebbe nemmeno perduto.
E allora, nelle immagini del sacrilegio che scorrono sullo schermo, nelle facce eccitate delle due ragazzine poco assennate che si comportano scioccamente (la Treccani traduce con “imbecilli”), che incollano le mani alla parete per dire “di qui non ci muoverete”, l’ecologia, la vita, valgono più dell’arte, felici per i loro quindici minuti di celebrità, inizi a renderti conto che la tragedia che sta andando in scena in salsa pedopornografica è ben più grave della perdita di un capolavoro, perché riguarda lo svuotamento di umanità di una generazione.
Certo, nel mondo c’è molto che non va, ma per abitare la contraddizione, la coesistenza della bellezza e del male, serve un’educazione. Non farsi carico di essa verso i nuovi che arrivano è la responsabilità maggiore dei grandi. Altro che petrolio, altro che politiche per l’ambiente che dovrebbero esserne, casomai, una conseguenza.
E la bellezza de “I girasoli” germogliò proprio da chi sentiva di essere l’ennesima contraddizione del mondo.
Ovvio che la vita vale più dell’arte, ma la vita è anche l’amore, l’onore e il rispetto per ciò che di bello e di profondo l’uomo ha saputo elaborare e coltivare, “girasoli” compresi, perché quei fiori, con gesto artistico, parlano di noi.
Non è, quindi, nell’annientamento dell’opera la violenza maggiore, ma nel gesto di autoamputazione, di rinuncia alla bellezza in nome della giustizia. Paradossale poi, che per sostenere l’ambiente si scelga di mietere proprio un quadro che raffigura i girasoli.
Tutto, dunque, è davvero perduto? Ora che sappiamo che la tela si è salvata perché protetta da un vetro, pericolo scampato?
La sfida, con fare assurdo e beota, è stata lanciata dalle due giovani iconoclaste e ognuno deve rispondere: “Cosa vale di più, l’arte o la vita?”. Ma soprattutto: da dove nasce l’arte e cosa nutre la vita, la nostra e la loro?
Alessandro Vergni